La pula e il vento

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Sabato 8 Giugno 2013 alle ore 18.00 per i consueti Happy Hours culturali curati dall’Associazione Rosa dei Venti, la Galleria Opus di Grottammare ospiterà la presentazione dell’ultimo lavoro poetico di Giarmando Dimarti, La pula e il vento. L’esposizione sarà condotta dal Prof. Alfredo Luzi dell’Università di Macerata coadiuvato da Vincenzo Di Bonaventura nel ruolo di voce recitante.

Un assorto dialogo-monologo dell’uomo che si interroga sul senso del proprio esistere: questo il contenuto dell’ultimo lavoro poetico di Giarmando Dimarti la pula il vento disseminato di richiami biblici e ambientato in un luogo antico e nuovo: la foce del fiume Tesino. E il “giungere” implica modalità ed intenzionalità non più rinviabili: o la realizzazione o lo sperdimento. Santa Maria dei Monti, il culmine alto di Grottammare, è un segno forte piantato tra terra e cielo. Qui il canto si scioglie: il silenzio diviene preghiera.

Scrive Alfredo Luzi nella nota critica al testo che titola L’estasi e la polvere:

«Nella ormai cospicua produzione poetica di Giarmando Dimarti è possibile rintracciare una sorta di invariante che, pur nella diversità di scrittura delle singole opere, costituisce un fondamento unitario della sua poetica e della sua stilistica: la condizione di estraneità ai miti e ai riti del mondo contemporaneo, espressa soprattutto attraverso una torsione della lingua per liberarla dal conformismo omologante che la priva del potere perlocutorio a cui si affida il soggetto e la trasforma in un uno strumento recitativo che assembla parole prive di significato.

E’ questa la ragione per cui negli ultimi lavori Dimarti ha adottato uno straniamento del discorso, sia lessicale che verbale, proponendo una sorta di ritorno alla autentica lingua volgare, un recupero pauperistico e francescano delle prime forme della lauda italiana, fiorita in quella comunanza territoriale tra Umbria e Marche in cui il poeta ritrova la propria libertà espressiva e la forza soggettiva della parola.

Qui, in la pula il vento, l’assunto psicologico di base è invece una vera e propria dislocazione crono-topica che attiene alla visione della natura e della società contemporanea, anche se non mancano casi di dinamizzazione individuale di un lessico percepito come stantio e comunque accettato come forma dominante della comunicazione sociale. Ancora un cambiamento di registro linguistico che forse prelude ad una più pacata vocazione comunicativa.

Già nella scelta delle citazioni in ex-ergo il soggetto si colloca negli interstizi di una opposizione ermeneutica: la fede nella parola come strumento di conoscenza in prospettiva escatologica viene vanificata dalla consapevolezza che nel momento in cui il poeta la cristallizza, rarefacendola, sulla pagina, egli “è il fango di una città un fabbricante di parole” come ammonisce L’insegnamento per Merikara., testo sapienziale dell’antico Egitto sull’esercizio del potere.

Recuperando uno dei più assidui archetipi della poesia del Novecento, quello del fiume e del viaggio, quasi suggestione tematica del pensiero filosofico di Bergson, Dimarti elegge a suo interlocutore il fiume Tesino, con cui egli colloquia spesso al crepuscolo, al sopraggiungere del buio che nega il paesaggio e nelle fasi introiettive del proprio pensiero.

Ma la prospettiva dello sguardo è rovesciata, rispetto al fluire del corso d’acqua e della esistenza umana. Giarmando risale visivamente e concettualmente il fiume da est verso ovest, dal mare ai monti, dal presente al passato, realizzando un movimento di anabasi spirituale, una tensione metafisica che ricorda il cammino della verità cristiana di Mario Luzi, “ che procede intrepida, un sospiro profondo dalle foci alle sorgenti” ».